lunedì 28 ottobre 2013

The importance of being Choosy. Vademecum per sopravvivere all'Italia - Capitolo 2

Normalmente, quando sono in fila per accreditarmi ad un concorso pubblico, tento sempre di trovare una giustificazione a quella - purtroppo prescritta e non più perseguibile - immorale imposizione di mia madre che mi obbligava a fare i compiti prima di andare a giocare a pallone, ma poi, non trovandola, finisco sempre per pensare al finale del film "Pacco, doppio pacco e contropaccotto" in cui i protagonisti delle scene precedenti, maestri obtorto collo della nobile arte di arrangiarsi nonché truffatori truffati dallo stato italiano, si ritrovano tutti in fila ad un concorso nella speranza di una vita normale.

Confesso che è il mio segreto per non farmi trasmettere lasensazione di panico che il solito e immancabile gruppetto di irriducibili - ormai tutti non più giovanissimi e oltre gli "anta" - che da anni coltiva l'hobby di partecipare a qualsiasi concorso, è capace ogni volta di diffondere nell'errata convinzione che l'importantissimo comma quater dell'articolo 21octies della legge Zeta - come modificato dalla Lanzillotta due anni fa, abrogato da Brunetta un anno fa e reintrodotto da Grilli ieri - sia stato nuovamente riformato dal panettiere di Monti proprio stanotte.

In fondo, pur essendo consapevole che i posti che contano siano riservati ai figli dei professori col doppio cognome e che la mia trafila sia nel destino di ogni laureato meridionale, sono altresì sicuro che nella Divina Commedia non esista "il girone dei concorsisti" e, di conseguenza - nel coltivare il sogno di un "lavoro modesto, ma onesto"* - so che, prima o poi, un posto in paradiso ci sarà anche per me.

Sennonché persino ieri sono riuscito a studiare solo durante la pausa pranzo, visto che ancora non mi sono attrezzato per non dormire come proponeva lo scrittore latino Quintiliano. Infatti, non mi spiego come sia possibile che, pur essendo occupato tutto il giorno, vada sempre a dormire con la sensazione di non aver combinato nulla. Né capisco per quale ragione, pur stando stando a casa, stia spendendo più di quando ero in viaggio per il mondo.

Eppure, ragionando, i conti tornano:
1) € 200 per il libro da tremila pagine contenente tutto lo scibile sulla materia e necessario per prepararmi;
2) € 300 tra codici, giurisprudenza e pareri;
3) € 50 per ogni concorso/esame tra iscrizione, spostamenti in treno/metro/macchina;
4) €5 per il panino energetico all'antrace di Ermanno detto er caciotta.

Se facessi una sana spending review e mi spaparanzassi al sole, ne guadagnerei sicuramente in salute e porterei le uscite in pari con le entrate (e già sarebbe un risultato, ndr!), ma siccome mi sentotroppo choosy e "non si può mai sapere", persisto nella defatigante attività di personaggio in cerca di autore e, ogni volta, mi armo di libri e bagagli al pari di un cercatore d'oro del Klondike .

Talvolta, confesso anche questo, mi spavento da solo per quanto io - che una volta, quando ero vivo, avevo ben altre propensioni - stia diventando avaro. Mi dovete credere se vi dico che ormai, se devo spendere 20 cents in più, mi viene una mossa e, dopo aver eliminato ogni uscita serale e qualsiasi spesa superflua (leggasi divertimenti, pizza, cinema, giornali, tv e qualsiasi "lusso" riservato ai figli dei professori col doppio cognome), sto seriamente lavorando per non mangiare mai più. Tra l'altro, ultimamente, un mio grande rammarico è dovuto al fatto che troppa gente dona il sangue gratuitamente e, quindi mi impedisce di commerciare il mio per ricavarne un equo compenso. Compenso che, ovviamente, devolverei poi al governo diMontingham al fine di completare la mia mutazione genetica.

Epperò, fatte queste doverose premesse e pur sopravvivendo con profondo senso di frustrazione, il decoro professionale mi impone di sembrare ciò che non sono e di celare il mio status di pezzente titolato per vestire i panni dell'aspirante professionista che esercita la nobile attività del leguleio. 

E' la vita del giovane libero professionista, ragazzi, qualifica che non ti permette di chiedere l'elemosina neanche se ti manca solo il cartello con la scritta "ridotto così dallo stato italiano". A volte mi capita persino di provare un pizzico di invidia per quel mio conoscente che ha fatto quattro volte la terza media e spesso mi sorpassa con la sua nuova bmw, mentre io - che una macchina non l'ho mai avuta - prendo caterve d'acqua sul mio motorino mezzo scassato, ovvero l'unico mezzo di trasporto che posso permettermi. In altri casi, invece, vorrei solo tornare indietro per non imboccare mai più il tunnel perverso nel quale mi trovo ora e realizzare finalmente il sogno del venditore di volanti del film "Pacco, doppio pacco e contropaccotto": riuscire a seguire i palloncini per volare via lontano e felice

N.B. Mentre ero in fila ho ricevuto una chiamata del seguente tenore: - Pronto! - Buongiorno dottore, chiamiamo per il servizio Almalaurea e vorremmo sottoporle alcune domande. - Prego, mi dica - Sì, dottore, vorremmo sapere, dottore, se ha già trovato lavoro stabile. - Veramente no - Ed è retribuito, dottore, per il tirocinio e l'attività che sta svolgendo a tempo pieno? Proprio non capisco che gusto ci provi la gente a sfottere gli sconosciuti al telefono... *


"Un lavoro modesto, ma onesto", citazione da "L'importanza di chiamarsi Ernesto" di Oscar Wilde

Vademecum per sopravvivere all'Italia

Una domanda che mi perseguita da più di 4 anni e che mi pongo quotidianamente senza trovare mai una risposta definitiva:
vale davvero la pena vivere in Italia, un paese in cui, per dirla con Giuseppe Prezzolini, "non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali"?

Si tratta di un interrogativo che mi tormenta a tal punto che ogni tanto impazzisco e parto con lo zaino in spalla, per periodi più o meno lunghi, alla ricerca di una soluzione razionale. Ormai le case che ho condiviso con lituane, tedeschi e spagnoli sono solo un ricordo, eppure porto ancora con me l'esperienza e, soprattutto, il bagaglio di conoscenze che queste convivenze forzate, a volte difficoltose, mi hanno regalato.

Ad esempio ho imparato che per una lituana il ketchup è un ingrediente necessario da mettere sulla carbonara, mentre i tedeschi non sono rigidi e crudeli come li disegnano...spesso nella realtà sono anche peggio!

Non vi azzardate poi a proporre ad uno spagnolo di copiare dai suoi appunti all'esame, per lui ricorrere alle "chuletas" equivarrebbe a perdere l'onore. Ho, inoltre, imparato che all'estero essere giovaninon è nemmeno considerata una colpa da mondare al più presto con la vecchiaia, bensì una risorsa che va supportata e sfruttata.

Ho così scoperto che in Spagna i professori dell'università non sono dei santoni da ossequiare e venerare, bensì persone che si ricordano il tuo nome e si prodigano per avere da te il massimo. Ho beneficiato, tra l'altro, di servizi che non immaginavo nemmeno che un'università pubblica potesse fornire: per uno studente libri, dvd, computer portatili, biglietti per cinema e teatro, nonché l'accesso alle strutture sportive sono gratis o quasi.

Se sei giovane, poi, godi di sconti persino sugli autobus, in banca, alle poste o... in una qualsiasi cartoleria per comprare una qualsiasi penna! Non parliamo poi della Scandinavia, territorio in cui uno studente è persino pagato per studiare.

Poco più di un mesetto fa Johanna, una ragazza svedese che frequenta la facoltà di odontoiatria, mi ha spiegato che nel suo paese si esce di casa a 18 anni ed è inconcepibile che, una volta raggiunta la maggiore età, i genitori diano soldi ai figli.
Johanna, bontà sua, mi ha anche detto che non incontrerebbe nessun problema a trovar lavoro ma andrà comunque all'estero perché in Svezia si pagano troppe tasse.....quasi quanto in Italia.

Il mio amico Thomas, invece, benché sia andato a studiareIngegneria navale a Glasgow (Scozia), molto presto tornerà nel suo paese natio, la Malesia, perché gli sono già state offerte diverse opportunità di lavoro.

Opportunità che Dylan dall'Alaska ha potuto cogliere al volo, visto che a 29 anni è già caporedattore politico del Washington Post, ruolo che sarebbe inconcepibile in Italia dove a quell'età sei considerato buono solo per fare il fattorino.

Hugo, francese di Carcasson, invece, ha deciso di fregare il sistema "vivendo alla giornata" e continuerà per sempre a viaggiare....sostenendosi col sussidio di 400 euro al mese che il suo governo elargisce a tutti i non occupati. Insomma, per farla breve, quando si viaggia o si vive all'estero, si conoscono persone di tutto il mondo e i tuoi orizzonti si allargano, ma, se sulla tua carta d'identità alla voce nazionalità c'è scritto "italiano", non è detto che sia una cosa positiva perché ti rendi conto che il tuo paese offre veramente poco.

Così ritorna attuale la domanda che ho posto al primo rigo: salvo parenti, clima e buon cibo, c'è un motivo valido per rimanere nel Belpaese?

Alla luce della situazione contingente la risposta non può che essere negativa, ma, se proprio ci si vuol far del male e rimanere in Italia nella speranza di trovare un giorno un lavoro dignitoso pur non avendo alcun santo in paradiso, è bene fornire qualche regola di buon senso per sopravvivere all'Italia.

Innanzitutto rinunciate ad essere giovani: finché sarete tali, nessuno vi prenderà sul serio e sarete trattati alla stregua di schiavi per svolgere le mansioni più umilianti. Se proprio non potete farne a meno, siate pure onesti ma senza esagerare....altrimenti sarete derisi e sfottuti a vita perché considerati estranei ai costumi locali.

Non offritevi mai volontari per fare un lavoro extra o uno straordinario, perché rischiate altamente di essere sfruttati a vita fino allo stremo e di sicuro non riceverete mai un encomio o un ringraziamento. Mi raccomando, inoltre, di lavorare il meno possibile...tanto, che siate liberi professionisti o semplici dipendenti, la persona alla quale offrite la vostra prestazione (cliente o donatore di lavoro) molto probabilmente non vi pagherà nemmeno oppure lo stato si prenderà fino all'ultimo centesimo. Quando ci saranno le elezioni, mercanteggiate pure con i vari candidati per ricevere un piacere o, molto più semplicemente, ciò che vi sarebbe già dovuto: un posticino fisso, un appalto ovvero qualche soldino.

Tanto, una volta eletto, quel candidato si farà sicuramente gli affari suoi!

Scordatevi, in ultimo, di far valere i vostri diritti e state alla larga dai poliziotti e, soprattutto, dai tribunali: se cercate giustizia, è meglio leggersi un bel testo di Platone come l'Apologia di Socrate, la storia di un fesso che decise di morire per dimostrare la sua innocenza ai furbi. 

E qui torniamo a Prezzolini

N.B. All'estero sei giovane fino a 25 anni, in Italia a 40 sei un ragazzino!